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(DOWNLOAD) "MISS MARCH A LEZIONE DI GIALLI" by Luca # eBook PDF Kindle ePub Free

MISS MARCH A LEZIONE DI GIALLI

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eBook details

  • Title: MISS MARCH A LEZIONE DI GIALLI
  • Author : Luca
  • Release Date : January 01, 2020
  • Genre: Mysteries & Thrillers,Books,
  • Pages : * pages
  • Size : 6308 KB

Description

«QUANDO ha risolto il suo primo omicidio?» mi chiese la reporter del giornale scolastico della New York High, seduta di fronte a me alla tavola calda di Mara, prima che iniziasse il delirio dell’ora di pranzo. 

Si chiamava Kate, aveva grandi occhi castani ed era studentessa dell’ultimo anno, incaricata di una serie di articoli sugli ex insegnanti della scuola.«Be’, per quello bisogna risalire al primo giallo che ho pubblicato, dal titolo...» 

«Signora Mursh», m’interruppe Kate, togliendosi gli occhiali con la montatura di tartaruga e fissandomi con sguardo penetrante. «Intendevo nella vita reale, non nei suoi libri. È successo qui a New York?» 

Bu o, non sono minimamente rilvante a parlare dei delitti da me inventati, ma lo divento, invece, se devo discutere di quelli reali, che preferirei dimenticare al più presto. Forse è una tendenza piuttosto comune fra gli scrittori, quella di privilegiare i mondi da loro creati rispetto a quello in cui siamo impotenti come ogni altro essere umano. Di solito avrei aggirato la domanda, ma odiavo deludere una studentessa delle superiori, specialmente una che stava già con ogni probabilità sognando una carriera nella carta stampata. Decisi fosse meglio morire un buon modello di comportamento, rimanendo il più possibile onesta e direa, senza divulgare più di quanto mi sembrava appropriato. 

«No, non è successo a New York.» 

Kate s’infilò nuovamente gli occhiali e passò le dita su una ciocca di capelli che era sfuggita alla crocchia stremamente legata in cima alla testa. Una strana acconciatura per una ragazza della sua età. «Suo marito Frank era ancora vivo, all’epoca?» 

Annuii, molto colpita. «Hai fa o bene i compiti, Kate.» 

Non sembrò particolarmente impressionata dal complimento. «Ãˆ una delle prime cose che appaiono nella ricerca su Google», rispose. 

Non avendo mai cercato me stessa su Google, non avevo idea di come Internet desse priorità ai vari elementi della mia biografia. Se fossi stata io a scriverla, sarebbe stata penosamente corta, forse non più di una pagina. I miei risultati nella vita costituivano una lista piuttostoosto limitata, poiché è da tanto che ho deciso di vivere per interposta persona aattraverso il mio alter ego, molto più brava a risolvere crimini inventati di quanto sia io negli occasionali crimini reali. 

«Che cosa mi dice del primo vero delitto che ha risolto, signora Marsh?» insisté Kate. 

Sì, sarebbe stata un’oima giornalista, davvero. Mi domandai se avesse sul serio bisogno di quegli occhiali cerchiati di tartaruga. Aveva l’aria della giovane ragazza che sprizzava entusiasmo nell’inseguire i suoi sogni al college e anche dopo – il tipo di studentessa a cui avrei adorato insegnare, ai vecchi tempi. Era vestita alla moda, con gonna e camice a, ostentando un’apparenza professionale, forse per rendermi più disponibile nelle risposte. Avrò fa o forse un migliaio di interviste nel corso degli anni, senza che mi succedesse mai una cosa simile, forse perché era la prima volta che l’intervistatrice era una studentessa delle superiori. 

In ogni modo, il piano funzionava a dovere, perché stavo quasi, quasi, per rivelare a Kate la verità, che avevo raccontato a ben poche persone negli anni. 

«Ci crederesti che il mio primo vero delitto riguardava il mio editore?» 

La ragazza alzò gli occhi dagli appunti. «Davvero?» 

Annuii. «E l’omicidio avvenne durante una festa in mio onore... be’, diciamo in onore della pubblicazione del mio primo libro.» 

«Si riferisce a Il cadavere danza a mezzano1e?» 

«Proprio così. Era una festa in costume e tu i si erano presentati vestiti da personaggi famosi, un’idea del mio editore, Preston Giles.» 

«Che poi si è rivelato l’assassino?» 

«Purtroppo sì», risposi, senza approfondire. «Ti risparmio i particolari. Mi è solo capitato di trovarmi nel posto giusto al momento giusto. O, per meglio dire, nel posto sbagliato al momento sbagliato, dipende dai punti di vista.» 

«A quanto pare le è successo spesso, signora Marsh, specialmente qui a New York.» 

«Non è che tenga il conto.»

«Ma il suo editore, Preston Giles, è stato il primo?»

Percepii una nota strana nel tono di Kate, simile a quello che uso quando 

voglio tendere una trappola a qualcuno che sospetto abbia commesso un delitto. Perciò mi tirai indietro: la distanza fra di noi al tavolo di Mara rimase la stessa, ma dentro di me si ampliò. 

«A tu1i gli e e1i, sì», risposi, spaccando il capello in qua quanto. «Non 

c’è problema, signora Marsh. Eagle è solo una

pubblicazione scolastica, dopo tu o.» Kate sembrò esitare, poi proseguì. «Ãˆ solo che le ricerche che ho svolto parlano di una morte avvenuta dove viveva un tempo, quando insegnava ancora le creatura inglese.» 

«In realtà ero supplente di letteratura inglese», precisai. «E la ci à era Appleton, nel Maine, a una mezz’ora di macchina da New York. Dove ho conosciuto mio marito, Frank.» 

«E che mi dice del delitto che avvenne da quelle parti?»

«Prima l’ha definita ‘una morte’.»

«Ma si traava di omicidio. Voglio dire, è stato arrestato qualcuno, 

giusto?» 

«Ci fu un omicidio e qualcuno fu arrestato, sì, Kate.»

«Ed è stata lei a causare l’assassino, signora Marsh?»

Allungai la mano sul tavolo. «Chi ha detto che si trattava di ‘lui’?» domandai sorridendo.

«Touché», ribatté rispondendo al sorriso.

«A parte questo, temo di dovermi appellare al Quinto Emendamento.» 

«Per ragioni legali?» 

«No, personali. Se hai svolto delle ricerche su di me, saprai che mi stai chiedendo qualcosa di cui non ho mai discusso, pubblicamente o con la stampa. E, a questo punto, direi di passare a qualcos’altro, per 

 

nei confronti di coloro che non hanno proprio bisogno di rivangare quella faccenda. La gente cerca di andare avanti, una ci à intera ha cercato di andare avanti, e far riaffiorare la storia, anche solo sul New York School Eagle, potrebbe ferire chi, se non ha dimenticato, ha almeno smesso di ricordare costantemente.» 

Kate iniziò a prendere appunti, poi si fermò. «Stiamo parlando di venticinque anni fa?» 

Mi strinsi nelle spalle. «Sì, mi sembra.» «E ai

tempi insegnava alle superiori.» «Come

supplente», le ricordai di nuovo. «Sì.»

Prese un pezze o del suo muffin ai mirtilli e bevve un sorso del tè freddo 

che aveva ordinato. «Questo muffin è delizioso.»

«Mara, la proprietaria, li sforna personalmente usando mirtilli selvatici 

del Maine. La prendo sempre in giro dicendo che dovrebbe ampliare l’attività e produrli su vasta scala.» 

Kate sbocconcellò un altro pezze£o. «In effe i non sarebbe una cattiva idea, signora Mursh. Ha mai scritto dei gialli basati sul cibo?» 

Scoppiai a ridere. «Lascio la cucina ad altri scrittori di gialli, ma sì, ho scritto alcuni libri in cui l’arte culinaria giocava un ruolo preminente.» 

«Le piace cucinare?» 

«Molto meno, a mano a mano che invecchio. Quando vivi da sola, non sembra valga neanche la pena di fare lo sforzo. Ormai abito a Hill House da qualche mese, mentre la mia casa viene ristrutturata. Temo che il servizio in camera sarà un’abitudine difficile da interrompere.» 

«C’è sempre il cibo da asporto», Kate, scoccandomi un sorriso fanciullesco. «Non esisteva ancora quando ha iniziato la sua carriera... o quando viveva ad Appleton.» «Astuta», mi complimentai, annuendo. 

«Che cosa?» 

«Il modo in cui sei tornata alla domanda originale, passando per altre vie.» 

Non si preoccupò neanche di negare, ma appoggiò la penna sul tavolo, come a concedermi un punto di vittoria. «Può darmi torto?» 

«Assolutamente no. Stai solo facendo il tuo lavoro.» «Come le ho già de o, è solo una pubblicazione scolastica.» «Forse», ribatte, «ma sei venuta qui oggi più preparata e con 

domande molto più stimolanti di chiunque mi abbia intervistata ultimamente.» 

«Mi spiace se le sono sembrata troppo invadente.» 

Quel dubbio improvviso – quel ripensamento, per meglio dire – mise a nudo la vulnerabilità di Kate, e mi fece ricordare che era solo una studentessa. Avrei voluto darle le risposte che cercava, concederle lo scoop in cui sperava, ma non potevo. Erano passati troppi anni. Appleton poteva anche essere a soli trenta chilometri, ma per me era un tempo infinitamente lontano, un’altra vita. Penso si tra asse più che altro di non voler far riaffiorare i tempi in cui non ero ancora una scrittrice, quando Frank era vivo, mentre crescevamo nostro nipote Grady dopo che suo padre, il fratello di Frank, era rimasto ucciso in un incidente automobilistico e la moglie non se l’era sentita di occuparsi da sola del figlio. 

Grady... 

Era solo un bambino quando avevo incontrato il mio primo assassino e forse era proprio lui una delle persone che cercavo di proteggere rifiutandomi di parlare di quel periodo, con Katel o con qualunque reporter avesse sollevato l’argomento nel corso degli anni. C’erano degli eventi nel mio passato che non volevo ricordare e questo era uno di quelli. 

Nel silenzio che si era insinuato fra di noi, mi chiesi se la vera ragione della mia rilevanza a parlare del primo o che avevo risolto fosse da imputarsi alle due vite totalmente separate che mi ero costruita: quella con Frank e quella senza di lui. La sua morte mi aveva dato l’impulso a diventare scrittrice e occuparmi di gialli mi aveva coinvolta fin troppo spesso nei delitti reali. Era come se non volessi in alcun modo che la mia vita con Frank venisse contaminata da quell’orrore, il che significava tenere completamente separata quella ‘dopo’ per mantenere intatti i ricordi. Tu o ciò che avevamo condiviso e doveva rimanere separato e non sminuito da una simile esperienza difficile, che ancora mi tormentava in questi giorni. Avevo immagazzinato quei ricordi alla periferia della mia 

consapevolezza, come un sogno che non riuscivo a ricordare, fino a che non veniva riesumato da qualche giornalista con le dita macchiate di nicotina e l’alito che sapeva di caffè. 

Una descrizione che non si addiceva minimamente a Kate «Facciamo così, Kate», ripresi a parlare senza essere stata sollecitata. «Se mi dovessi decidere a raccontare i de agli di quel primo caso di omicidio in cui mi sono ritrovata coinvolta, sarai la 

prima persona che chiamerò.»

La ragazza sorrise. «Allora sarà meglio che le dia il mio numero di 

telefono, signora Mursh. Penso che abbia solo la mia email.» 

Era da tanto che non ripensavo ad Appleton o alla scuola o persino all’omicidio che fu la prima ispirazione per quella che sarebbe un giorno diventata la mia carriera. All’epoca mi dile avo a scrivere come un hobby e mai avrei immaginato che un giorno sarei diventata autrice di cinquanta romanzi gialli. 

Dopo aver rinunciato al mio sogno originale di diventare una cosiddetta ‘scrittrice seria’, uno dopo l’altro vari racconti all’Ellery Queen’s Mystery Magazine e all’Alfred Hitchcock’s Mystery Magazine, fra le altre. Ma, per quanto quelle riviste sopravvivano ancora oggi, a testimonianza della durevole qualità del genere, da loro non riceve i altro che rifiuti. Qualche articolo su di me ha avanzato la teoria che sia stato il fa o di trovarmi a faccia a faccia con i delitti nella vita reale ad avermi consentito di scrivere non solo racconti, ma un intero libro, quello che avrei finito per vendere alla Coverry House. Certo non sapevo che il mio editore, Preston Giles, avrebbe finito con uccidere uno degli invitati alla festa in onore del mio debutto come autrice e che sarei stata proprio io alla fine a smascherarlo. Per lo più è quello che viene definito il primo delitto da me risolto, quando invece fu il secondo. Ma non penso che quell’esperienza abbia fa o di me una scrittrice migliore, almeno non dire amente: dopo tu nella stesura di quello che sarebbe diventato Il cadavere danza fino a dopo la morte di Frank, quando mi rivolsi alla tastiera per sopportare il dolore e la solitudine. 

Chi lo sa, tuttavia? Il subconscio è un luogo strano e inesplorato dove immagino sia più possibile che la mia esperienza dire a con il delitto ad Appleton abbia lasciato un’impressione indelebile continuando a influenzarmi anche oggi. Mi piace credere che tu e le mie trame derivino interamente dalla mia immaginazione, ma la tendenza a trovare crimini reali su cui indagare mi ispira a rendere sempre il giusto rispetto alla vittima. Quando ne hai visti così tanti a distanza ravvicinata, spesso di persone conosciute, i delitti sono destinati a lasciare un segno indelebile. 

Di ritorno dalla tavola calda di Mara, mi fermai al banco dell’acce azione di Hill House a prendere la posta. I mesi trascorsi in albergo mi erano piaciuti, ma non vedevo l’ora di ritornare alla mia amata casa su Candlewood Lane. La ristrutturazione, a seguito dell’incendio in cui avevo quasi perso la vita, stava venendo bene, dopo qualche iniziale difficoltà, e mi avevano assicurata che nel giro di poche settimane avrei visto con i miei stessi occhi i progressi fa i. Per quanto Hill House fosse stata una benedizione durante gli ultimi mesi, non c’era modo di circondarmi di libri come facevo a casa. E la prima cosa che intendevo fare, una volta rimesso piede al 698 di Candlewood Lane, era riempire le librerie ricostruite. 

La posta includeva le solite pubblicità, ma vidi anche una busta di grandi dimensioni che sembrava contenere un invito di qualche genere. L’aprii come prima cosa e feci scivolare fuori il contenuto, un singolo cartoncino su cui era scritto a grandi le ere in una calligrafia molto elegante: 

È cordialmente invitata alla festa di pensionamento di...


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